A chiunque possa interessare
Il 17/10/2016 un
servizio di Milena Gabanelli ha agghiacciato chiunque pensi di investire, o
abbia già investito, in fondi comuni di investimento e simili.
L’argomento era del
resto ampiamente noto: anche Mediobanca (sic) aveva avvisato i risparmiatori
tempo fa riguardo ai Fondi con parole di fuoco. Così come era ampiamente noto
tutto quanto ha mostrato la Gabanelli sugli investimenti in diamanti: l’unica
novità vergognosa è che adesso vengono proposti nel modo in cui sono proposti
dalle Banche nazionali, Consob nulla
ostante.
La domanda che mi
si rivolge più spesso ora è del tipo: ma se ho ricevuto un’eredità, se ho del
denaro liquido (etc. etc.) e non voglio speculare, fare trading (etc. etc.) ma
semplicemente voglio mettere i denari in una collocazione decente, cosa devo
fare?
Per quanto possa
sembrare strano, non è molto difficile rispondere a questa domanda.
Credo che nel
campo obbligazionario il BTP italiano sia un giusto compromesso tra rendimento
e rischio di default. Molti di voi sanno come la penso (ma non ho voglia di
imbarcarmi in una disquisizione dotta adesso): se davvero l’Italia fosse a
rischio di default, questo sarebbe già avvenuto in molte occasioni. Perché non
è successo? Perché il nostro apparato imprenditoriale rimane uno dei più forti
e vitali del mondo, e questo è ciò che, sempre, conta davvero. Quindi nel
portafoglio “tranquillo” ci sta bene un 65% di BTP: di cui il 20% a 3 anni, il 50%
a 5 anni, il 20% a 10 anni e il 10% a 20 anni. Stop.
Il posto più sicuro, poi, per mettere il
rimanente 35% del portafoglio “tranquillo” - senza farsi spaventare dalla
volatilità giorno per giorno o mese per mese - sono le azioni delle grandi multinazionali
quotate a New York che hanno conquistato una posizione di mercato dominante e che
quindi sono in grado di comandare i prezzi dei propri prodotti (perché anche
questo è ciò che conta sempre davvero). La scelta non è difficile. In questo
momento, ad esempio, in parti uguali: Procter & Gamble (simbolo: PG);
Berkshire Hathaway (BERK.B); Adobe System (ADBE); Alphabet Inc. (GOOGL); Apple
(AAPL); Johnson & Johnson(JNJ); Mastercard (MA)… (se non bastano, please
ask). Qualcuno di voi avrà notato che alcuni di questi titoli sono anche nel
portafoglio di Warren Buffett.
E’ vero che si tratta di azioni in
dollari, e quindi la loro quotazione subisce l’effetto del cambio, ma questo,
dato che i BTP sono in euro, contrariamente a ciò che si pensa introduce una
diversificazione niente affatto sgradita.
A tutti coloro, poi, che obietteranno che tutti questi titoli sono già saliti moltissimo, ricordo che quando Apple era salita da mezzo dollaro (anno 1980; quotazione corretta con gli split) a 1 dollaro... era già raddoppiata, salvo il fatto che nel 2015 arrivò a 130,28 dollari, con un rendimento composto, quindi, del 114% medio annuo per 35 anni.
Un ultimo warning: attenzione all’ingordigia. I rarissimi grandi gestori documentati, sono riusciti ad avere un rendimento più o meno costante del 20% circa l’anno per una quindicina di anni (sulla parte azionaria); quindi voi presumibilmente farete peggio.
Ma forse non tanto peggio, si spera.