LA BUSTINA DI MINERVA era una rubrica di Umberto Eco sull'Espresso. Tempo permettendo, faremo una operazione analoga in finanza: poche note periodiche su malvezzi, false convinzioni, bufale, etc. etc.
Se ci fosse un tavolo a cui scommettere… vincerei sempre. Sto parlando delle e-mail o dei post che ricevo dopo una correzione di mercato.
In genere cominciano con: “ma non durerà”, oppure “si riprenderà presto”, o: “i fondamentali sono a posto”… .
In genere si tratta di trader o investitori che sono rimasti intrappolati nella correzione e stanno perdendo. Quello che dicono è quasi sempre scaramanzia, non è una convinzione basata sui fatti: di solito non c’è ancora nessun bottom che conforti quelle opinioni.
Il punto è che tutti odiano perdere, e odiano ancor più di non essere usciti quando ancora potevano farlo.
Sappiamo tutto: un trend al rialzo, ad esempio, è coronato da un doppio massimo, o da un testa e spalle, o ha raggiunto una vecchia potente retta di resistenza e noi stiamo guadagnando perché siamo stati bravi a entrare just at the beginning del trend al rialzo… perché allora non siamo usciti?
Si chiama ingordigia: voler guadagnare ancora anche quando il mercato ci sta dicendo che non è possibile, che niente cresce fino al cielo e che le borse sono piene di opportunità senza necessità si incaponirsi su un tema ormai frusto.
È a questo che servono gli stop loss intoccabili, quelli scritti col sangue: per proteggerci da noi stessi.
Ma quando uno stop viene toccato, scatta il demonio: “ma i fondamentali sono a posto”…
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